Hackerare sballa, regala una vertigine simile alla droga. L'affermazione è forte, ma è proprio questa la sensazione che prova chi vìola reti e sistemi informatici. Secondo uno studio di Europol datato 2016, un teenager che inizia con piccoli atti di pirateria, acquisendo via via sempre più fama e notorietà, fino a diventare un vero hacker, prova una emozione totalizzante, che può finire davvero per creare dipendenza. Proprio come avviene con alcol e stupefacenti. Le tecniche di contrasto al fenomeno - si legge nello studio - potrebbero essere mutuate dai piani elaborati per lotta al fumo e all'abuso di sostanze. CONTINUA A LEGGERE SU ANSA.it Alla fine ha vinto chi aveva la faccia giusta per farlo: ad aggiudicarsi il primo Hackathon del calcio sono stati gli FBI, per il settore legato al rapporto tra la Figc e i tesserati, e i Gonzalo's per i 'Match Analysis', cioè l'analisi dei dati legati agli atleti e alle partite. Il primo è un progetto legato al superamento della tessera degli aderenti alla Figc in favore di un chip da collo, l'altro riguarda invece lo studio del 'DNA di una squadra' Incontrando Alessandro Bonazza degli 'FBI - FootBall Identity' poche ore prima della 24 ore trentina si poteva intuire che avrebbe portato avanti un progetto per avvicinare i tesserati alla Federazione. Ma senza svelare dettagli. Dopo la premiazione, invece, racconta come con un token da 50 centesimi sia possibile superare non solo la tessera di carta, ma raccogliere e trattare i dati atletici, agonistici e tecnici del milione trecentomila tesserati che il calcio lo praticano. Un chip dalla forma di medaglia che può essere appeso al collo solleticando l'ego degli atleti ma, che fa anche gola a molti per il suo cuore di dati che può generare business. Il progetto vincitore del settore 'match analysis' che porta la firma dei Gonzalo's, sembra essere invece dedicato agli addetti ai lavori, a chi di calcio vive. (CONTINUA) |
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September 2020
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